intervento - il mio intervento al cuore

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L’intervento.
I pensieri prima della data fatidica sono moltissimi, per me sono stati:
 
1.    Potrei morire e mi dispiace non poter più essere di aiuto per la mia famiglia (figli, moglie)
 
2.    Non serve fare una previsione sul mio futuro mi da invece forza fare un bilancio del mio passato: dei momenti di gioia che ho trascorso con la mia famiglia e delle cose buone che ho fatto.
 
3.    Lo faccio per loro per risolvere un mio problema che altrimenti mi porterebbe ad una fine certa.
 
Poi ho immaginato di chiudermi in una specie di sarcofago e di isolarmi da tutti gli influssi esterni concentrandomi su ciò che dovevo fare dedicando attenzione ad ogni singolo gesto esame, indicazione di medici e infermieri.
 
Il giorno prima:
 
Farete le ultime indagini e parlerete con l’anestesista.
 
ECO Transesofageo.
 
Vi fanno stendere su un lettino e con un apposito boccaglio introducono nel vostro esofago una sonda ecografica. Cercate di stare il più rilassati possibile il fastidio maggiore è dato dall’epiglottide che con una certa frequenza vorrebbe chiudersi, respirate solo con il naso e concentratevi solo sulla respirazione nasale, siate il più rilassati possibile e lasciate colare la saliva dalla bocca non cercando mai di ingoiare. La mia è durata una buona mezz’ora. Il Prof. Che ha diretto l’esame notando la mia rilassatezza e resistenza ha colto l’occasione per spiegare alla sua assistente (bravissima) come valutare anche lo stato delle coronarie, fare l’analisi dell’intera aorta ascendente e anche dell’aorta anonima, la eco dell’anonima è un vero piacere dato che la sonda staziona alla base della lingua dandovi un contino stimolo a vomitare, ma non pensateci anzi ascoltate ciò che dice il prof., Io ticchettavo con le dita sulla mia coscia e contavo i respiri col naso per distrarmi, mi concentravo sulla respirazione ed è andato tutto perfettamente. Del resto il mio pensiero era: meglio e più indagano meglio conoscono.
 
Al termine dell’esame il Prof. Che ha eseguito l’esame complimentandosi per la calma mi dice: lei è uno stoico. Io penso no, non credo sono solo uno curioso che vuole sapere e che vuole dare la massima collaborazione. La sua assistente mi guarda e dice: mi scusi vedevo che lei soffriva però l’ho vista resistere durante tutta la procedura, Grazie. Ecco è questo quello che intendo quando mi riferisco alla umanizzazione del paziente: ho ringraziato io lei e le ho fatto i complimenti per la capacità con cui ha condotto l’esame.
 
Coronarografia
 
Siete in una sala tipo sala operatoria dove stesi su un lettino provvedono alla procedura. Purtroppo nel mio caso invece di procedere con accesso radiale (polso) il direttore della sala sentenzia per un accesso attraverso la femorale (inguine). Marco è il giovane operatore che mi ha sottoposto alla procedura, era la sua prima volta in accesso femorale e infatti ha dovuto provare due tre inserzioni prima di inserirsi nell’arteria, non si sente dolore perché anestetizzano localmente l’area in cui si fa la puntura. Una volta entrati il sondino raggiunge il piano valvolare (prossimità della valvola aortica) e li iniettano il liquido di contrasto che vi da una sensazione di calore dalla base del collo alla base della schiena che dura pochissimi secondi. L’esame dura circa mezz’ora e io sono riuscito a sbirciare i monitor. Fantastico vedere le proprie coronarie che abbracciano il vostro cuore e s’illuminano ogni volta che il cuore si contrae.
 
Dopo vi medicano esercitando una forte pressione sull’inguine e poi vi fanno una medicazione che comprime l’arteria, in stanza dovrete tenere un sacchettino di sabbia sull’inguine per almeno 6 ore e non potrete piegare la gamba in cui è stato fatto l’accesso.
 
Due chiacchiere con l’anestesista.
 
Una giovane dottoressa mi ha fatto visita nel tardo pomeriggio, era una anestesista anche se non è stata la stessa che ho poi incontrato il giorno dopo in sala operatoria; mi ha rifatto le domande di rito sulla mia anamnesi e poi mi ha descritto minuziosamente tutta la procedura cui mi sarei sottoposto l’indomani mattina fino al momento in cui mi sarei addormentato. Poi mi ha descritto il risveglio avendo cura di elencarmi tutti gli “accessori” che avrei avuto al mio risveglio: tre drenaggi all’interno del torace, una catetere venoso in un braccio, un catetere nella giugulare (collo), il catetere vescicale, elettrodi di monitoraggio e un tubo nella trachea per la respirazione assistita. Mi avrebbero svegliato dolcemente e, se possibile, tolto rapidamente il tubo endotracheale. Mi ha consigliato di non provare a ingoiare e a respirare con la bocca. Poi mi ha parlato dell’anestetico e del fatto che per oltre due giorni dall’intervento avrei beneficiato degli effetti antidolorifici dell’anestesia poi appena avrei sentito dolore avrei potuto chiedere alle infermiere opportuni dosaggi di analgesici.
 
Preparazione
 
Qui ho avuto l’unico e solo evento negativo di tutta la vicenda. La sera prima dell’intervento vi faranno un clistere per garantire che l’intestino sia perfettamente pulito. Nel mio caso per un errore di logistica ho dovuto fare il clistere dopo la coronarografia e quindi gestirne gli effetti a letto (uso della cosiddetta pala) senza poter piegare la gamba sulla quale avevano fatto l’accesso per la coronarografia. Fin qui poco male, ma arriva l’ponderabile - l’assoluta incompetenza di una infermiera (capelli crespi e linee somatiche afro) - che con arroganza e totale disattenzione verso la dignità del paziente mi ha lasciato solo con mia moglie a gestire le scariche. La stessa infermiera chiamata da mia moglie per aiutarla a pulire la pala ha pensato bene di farlo svuotandola e lavandola nel lavabo del mio bagno sporcando tutto e rifiutandosi di dare assistenza per pulire e disinfettare. L’indomani mattina io avrei dovuto utilizzare quel lavabo per lavarmi in maniera asettica prima dell’intervento. A notte inoltrata la stessa infermiera arriva in stanza chiedendomi se avevo urinato, le ho risposto che ero digiuno da due giorni e non bevevo dalle 22 del giorno prima, lei mi risponde che se non avessi urinato mi avrebbe dovuto inserire un catetere vescicale, le ho risposto che l’indomani mattina avrei subito un intervento che prevedeva l’inserimento di catetere prima dello stesso, che mi aveva davvero stufato con questo atteggiamento lesivo della mia dignità e che poteva rivolgersi al medico di guardia. La notte con grande sforzo son riuscito anche a urinare e chiamata l’infermiera lei si presenta con una bottiglia di soluzione fisiologica; le mostro l’urina raccolta e lei – sempre più insensibile – mi dice: “ ah beh, ha fatto bene, altrimenti avevo qui pronta la soluzione da iniettarle in vena”. Sarebbe bastato che la caposala avesse applicato un minimo di logistica e accortasi che l’esame di coronarografia tardava ad essere eseguito farmi eseguire la procedura di svuotamento dell’intestino nel pomeriggio prima della coronarografia, in questo modo una volta in stanza non avrei dovuto essere alla mercé di una infermiera tanto incompetente quanto insensibile e assolutamente inadatta per quel ruolo. Ero nella stanza 721 dal 26 settembre al 5 ottobre.
 
Mia moglie nei giorni successivi ha rappresentato alla direzione tale difficoltà e fortunatamente ho avuto assistenza nella stessa sede da persone di alta qualificazione, ricordo e voglio ringraziare le infermiere: Erika, Rosa, Gabriella (detta Gabricia) e Ursula.
 
Pessima invece quella della notte del 28 di cui non ricordo il nome e tale Matteo che ridacchiava quando gli facemmo presente che l’aspiratore con gorgoliatore dei drenaggi perdeva aria e faceva un rumore fastidioso, il Matteo diceva ridendo che non era vero e che noi sentivamo rumori inesistenti (dopo due giorni abbiamo visto lo stesso apparecchio in corridoio con un cartello con scritto GUASTO)
 
Il giorno dell’intervento
 
La mattina del 29 settembre mi son svegliato alle 6:40 mi sono alzato e lavato e ho indossato il camice azzurro che mi avevano dato la sera prima per la sala operatoria. Alle 7:30 è arrivato Mimmo un assistente di sala operatoria che mi ha aiutato con grande gentilezza a stendermi sulla barella e mi ha accompagnato attraverso ascensori e corridoi in sala operatoria, lungo il tragitto è stato molto cortese, parole gentili argomenti vari e un fare rassicurante e rilassante, mi ha lasciato in un area di attesa per qualche minuto dove immediatamente è arrivata Magda l’infermiera di sala operatoria la quale sempre con un aria rasserenante e molto gentile ha iniziato a illustrarmi le procedure che di li a poco avrebbero avviato sino all’anestesia. Dopo pochi minuti mi hanno portato in sala e mi hanno trasferito sul lettino (tavolo) operatorio, l’anestesista insieme a Magda ha iniziato le procedure di inserimento di un ago nel polso sinistro per somministrare i primi farmaci anestetici sempre con grande gentilezza e cordialità, poi mi hanno messo una mascherina e mi hanno inviato a respirare con profondità di li a poco mi sono addormentato. Era li il mio medico che è stata l’ultima persona che ho visto prima di complimentarmi con l’anestesista per la qualità del gas che respiravo, le ho detto: “complimenti roba buona” e poi sentivo il mio medico che diceva addormentatelo altrimenti non la smette di parlare e da lì il buio e il sonno profondo.
Foto e video.
Cliccando sul link che segue si vede il mio cuore a fine intervento, attenzione l'immagine può essere forte
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