decisione - il mio intervento al cuore

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La decisione.
 
Ho iniziato a studiare tutto il possibile sulla mia malattia e tutti i dettagli del mio intervento con particolare attenzione al post operatorio e a ciò che io avrei potuto fare per migliorare la perfomance e le possibilità di successo dell’imminente intervento.
 
Il mio cardiologo essendo prima di tutto un cardiochirurgo mi ha spiegato ogni dettaglio ogni rischio, ha avuto e ha, una pazienza infinita nel rispondere a ogni mia curiosità a ogni domanda; e gli ho chiesto di tutto. Lui opera in una struttura di eccellenza per la cardiochirurgia io, però volevo anche serenità su come si sarebbe svolta la riabilitazione post operatoria, mi sono convinto che il post-operatorio e la riabilitazione era opportuno li vivessi nelle immediate vicinanze o all’intero di strutture ospedaliere che potessero offrire la possibilità di contare su ampia e rapida capacità d’intervento in caso di complicazioni post intervento e/o in fase di riabilitazione. Ho infatti capito che la riabilitazione è un momento fondamentale del percorso cardochirurgico e che i momenti operazione, post-operatorio e riabilitazione non vano visti come eventi sequenziali ma come un discorso unico in cui tutti gli elementi e le scelte devono coordinarsi per il raggiungimento della migliore performance possibile. Ho così individuato un ospedale a Milano in cui esiste questa possibilità d continuità, in più il mio cardiologo si era formato in quella struttura nella sua specializzazione in cardiochirurgia e, lo stesso ospedale aveva e ha nel suo interno un eccellente centro di riabilitazione. Un gesto del mio medico ha definitivamente reso la mia scelta determinata e serena, nel nostro ultimo incontro mi dice: ti accompagnerò in sala operatoria e assisterò al tuo intervento che farai con il mio maestro, puoi stare tranquillo.
 
La scelta è stata definitiva immediatamente dopo questo regalo!
 
Nei mesi successivi ho subito ogni tipo e tentativo di condizionamento, amici e parenti mi consigliavano quello o quell’altro chirurgo, centro, clinica, ecc. ecc. Qualcuno addirittura mi ha criticato per la scelta di andare fino a Milano quando in Campania abbiamo le migliori eccellenze.
 
Tutte opinioni giuste e rispettabili ma nessuna per me condivisibile. Ho agito così:
 
1.   Appena scelto dove farmi operare e a quale medico affidarmi sono diventato un fondamentalista della mia scelta che è diventata il mio credo la mia fede.
 
2.   Ho studiato e imparato tutto il possibile sull’intervento e soprattutto sul post operatorio.
 
3.   Mi sono impegnato in una dieta finalizzata al miglior calo di peso possibile senza forzare e condividendo il programma dimagrante con il mio cardiologo.
 
4.   Un mese prima dell’intervento ho iniziato una dieta iperproteica e l’assunzione di vitamina C (circa un grammo al giorno) in modo da migliorare la capacità di cicatrizzazione delle ferite (ho letto molto in materia, molte tesi mi hanno convinto)
 
5.   Una settimana prima dell’intervento ho seguito un dieta molto leggera
 
6.   Non ho voluto comunicare a nessuno la data dell’intervento se non alla famiglia strettissima (parenti entro e non oltre il primo grado)
 
7.   Ho deciso di vivere questo momento con tutta l’intimità che merita.
 
Da quando ho saputo dell’intervento (2013) ho tenuto traccia della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, del peso, tutti i giorni al mattino appena sveglio e la sera prima di addormentarmi. Questa metodica insieme allo studio del cuore delle sue malformazioni e delle procedure di cardiochirurgia e post-operatorio mi hanno permesso di amare la mia malattia, capirla, apprezzarla e meglio comprendere le scelte del mio medico, arrivare all’intervento sereno e sicuro che tutti i passi erano stati fatti al meglio.
 
Con la mia famiglia (moglie e figli) ho parlato spesso di tutti gli esiti possibili e anche della (seppur remota) possibilità di un esito fatale, questo atteggiamento mi ha permesso di affrontare con serenità ogni passaggio – soprattutto l’ultimo ciao prima dell’avvio verso la camera operatoria – e di condividere con serenità ogni momento con medici, assistenti e infermieri fino a quando la mascherina con l’anestetico mi ha fatto veder il volto della anestesista che ho salutato dicendole che mi stava dando davvero roba di prima qualità, poi il buio completo e l’assoluta incoscienza fino al risveglio.
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